Hermes di Prassitele

L’Hermes e Dioniso, noto come Hermes Dionysòphoros (letteralmente, ‘Ermes portatore di Dioniso’), è una scultura in marmo pario alta 2,15 metri

Hermes_di_Prassitele,_at_Olimpia,_front

 

La statua, in marmo pario, è alta 2,15 metri e le fonti la attribuiscono al grande scultore greco Prassitele. Secondo gli storici è databile al 350-340 a.C. ed è oggi conservata al Museo archeologico di Olimpia.

L’opera fu ritrovato nel 1877 durante una campagna di scavi condotta da archeologi tedeschi fra le rovine del Tempio di Hera a Olimpia, dove racconta di averla ammirata Pausania, scrittore del II secolo d.C.

Secondo la mitologia greca, Dioniso era nato da un rapporto clandestino consumato fra Zeus e la mortale Semele, che rimase uccisa perché pretese di ammirare il dio in tutta la sua distruttiva potenza. Sapendo che la donna era incinta di suo figlio, Zeus le prese il bambino dal ventre e se lo cucì all’interno di una coscia. Quando, sei mesi dopo, Dioniso nacque, Zeus lo affidò alle cure del fratellastro Ermes, anche per sottrarlo alla furia vendicativa della moglie Era.
Prassitele immaginò i due fratelli che si relazionano con tenerezza. Già suo padre, Cefisòdoto, come lui scultore, aveva affrontato, trent’anni prima (nel 370 a.C.), un tema simile, scolpendo Eirene (dea della pace) che tiene in braccio il figlioletto Plutos, dio della ricchezza, quest’ultimo pressoché identico al successivo Dioniso prassitelico. È evidente che opere del genere, celebrando il valore degli affetti familiari, riflettevano un profondo desiderio di pace e di serenità, quanto mai diffuso in anni drammatici come quelli ancora segnati dalla Guerra del Peloponneso.

Ermes è un giovane nel pieno vigore delle forze, dotato di un corpo armonioso e proporzionato, naturalistico ma ideale, in quanto privo di difetti. È rappresentato mentre sostiene Dioniso con il braccio sinistro, appoggiandosi a un tronco d’albero parzialmente coperto dal suo mantello. L’opera, purtroppo, è arrivata fino a noi mutila. A Dioniso mancano entrambe le braccia, a parte la mano destra appoggiata sulla spalla del fratello, e la punta del piede destro. Ermes, invece, è privo dell’intero avambraccio destro e di due dita della mano sinistra. Tuttavia, l’atteggiamento del giovane dio lascia intendere che con il braccio mancante stesse intrattenendo il fratellino, agitandogli davanti un oggetto, quasi certamente un grappolo d’uva (essendo Dioniso il dio del vino).A differenza delle sculture del V secolo, si pensi per esempio al Doriforo di Policleto, il capolavoro di Prassitele manca del consueto assetto verticale. Il corpo di Ermes, infatti, si articola intorno a una linea curva e presenta una particolare andatura sinuosa “a S. Tale posa abbandonata cancella ogni residua traccia di rigidità, senza che la nuova scioltezza faccia apparire il dio privo della necessaria dignità. A Prassitele si deve, insomma, il definitivo superamento della ponderazione policletea. Egli infatti spostò decisamente l’asse d’equilibrio di tutte le sue sculture verso la parte “scarica” del corpo, ossia verso la gamba in riposo: ne conseguì un’accentuata inclinazione dei soggetti, che non erano più in grado di reggersi da soli e avevano bisogno del sostegno di una colonna o di un tronco d’albero.

L’Hermes di Prassitele, invece, è lontanissimo dai modelli precedenti: è un ragazzo senza alcun atteggiamento eroico, che non sembra godere dei vantaggi offerti dalla sua condizione privilegiata, quella di essere figlio di Zeus; anzi, a ben vedere è gravato da un personale, quanto umanissimo, carico di malinconia. Se non fosse per la sua straordinaria bellezza, lo si potrebbe identificare con un qualunque figlio grande che, sia pure a malincuore, rimane a casa a badare al fratellino.

L’effetto di morbido naturalismo dell’Hermes e Dioniso è certamente amplificato dall’eccellente lavorazione del marmo. Prassitele era infatti un maestro nel rendere l’effetto setoso dell’epidermide. Le fonti rivelano che lo scultore era solito chiedere aiuto al pittore Nicia, il quale interveniva sulle statue ultimate dipingendone i particolari, come gli occhi, le labbra e le vesti, e trattandone le parti nude con la gànosis, una miscela di olio e cera capace di conferire al marmo un tono caldo e ambrato.

Torno a Speciali e Approfondimenti

Bibliografia