Moschophoros

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Il Moschophoros (“portatore di vitello”) è una scultura greca in marmo dell’Imetto (h. 162 cm) databile al 570-560 a.C. circa, e conservata nel Museo dell’Acropoli ad Atene.

La statua fu rinvenuta sull’Acropoli di Atene nel 1863 negli scavi della cosiddetta colmata persiana, ovvero il terrapieno in cui erano stati sepolti tutti i resti dei monumenti distrutti dai Persiani nel 480 a.C.

 

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In questa scultura viene rappresentato un uomo, probabilmente lo stesso offerente, che porta sulle spalle un vitello. Ai piedi di questa scultura si legge:


<<[Rh]ombos, figlio di Palos ha dedicato>>


L’occasione della dedica fatta ad Atena è incerta: potrebbe trattarsi del vincitore di una gara che aveva come premio un vitello o di un sacrificio in onore della dea, come per esempio le Panatee, gare olimpiche in onore di Atena.
L’autore resta ignoto.

Lo schema è quello del kouros, con la gamba sinistra avanzata, ma il resto è tutto nuovo: le braccia, per esempio, non sono più distese lungo il corpo, ma convergono verso il petto, con le mani a stringere le zampe dell’animale, e disegnando una sorta di incrocio di muscoli e tendini credibili per forma e tensione. Inoltre non è nudo, ma indossa una sorta di corto mantello, che si porta sopra al chitone e aperto anteriormente, e che qui risulta così aderente da sottolineare ad evidenziare i fasci muscolari dell’addome e delle braccia, tese nello sforzo di reggere l’animale.

La figura originariamente era policroma, con occhi di pasta vitrea, avorio e osso. Il viso presenta il cosiddetto “sorriso arcaico” (utile per l’arrotondamento degli occhi e della bocca) e lo sguardo diritto, opposto allo sguardo abbassato del vitello. La capigliatura a treccioline dedaliche ricade con insolita morbidezza ai lati del collo.

 

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Bibliografia

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