Il telaio e la tessitura

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Penelope e telemaco, vaso a figure rosse, da Chiusi

Sul questo vaso si trova la più antica delle due raffigurazioni di Penelope su ceramica. Penelope è rappresentata seduta e con espressione malinconica, davanti al suo telaio: questo vaso, infatti, non offre soltanto l’immagine più antica di una stoffa orientale, ma anche una delle raffigurazioni più precise di un telaio verticale.
Esistono due tipi principali di telaio:

La tessitura è un arte antichissima, evolutasi contemporaneamente alle esigenze di vita dell’umanità e praticata in tutto il mondo.

Il primo accenno alla seta è dovuto ad Aristotele (Hist. an., V, 19 [17], II [6]), che in ogni caso doveva avere una idea molto vaga del modo in cui veniva prodotta. Secondo il filosofo si trattava della secrezione di un grande baco con le corna, che durante le sue molteplici metamorfosi produceva il filo di seta. In Grecia la prima a filare la seta sarebbe stata Pamphile, la figlia di Plates, sull’isola di Coo.

Poiché almeno per i primi tempi ogni famiglia provvedeva in modo autonomo alla produzione di gran parte dei tessuti di cui aveva bisogno, in ogni casa doveva esistere un telaio. Si tratta dunque di un oggetto di uso tanto comune da spiegare perché gli scrittori non vi accennino mai nelle loro opere. Dato poi che i telai erano di legno, non se ne è conservato nessuno.

Possiamo farcene un’idea soltanto da qualche succinta descrizione (ad esempio Ovid., Metam., vi, 53 ss. e 576 ss.; Senec., Epist., 9, 20) e da qualche rara e non troppo esatta raffigurazione. In tutta l’antichità era noto soltanto il telaio verticale, la tessitura procedeva dall’alto verso il basso.

Sappiamo che in Grecia le stoffe di seta importate venivano disfatte e che con il filo di seta così ottenuto si confezionavano nuovi tessuti, probabilmente con un ordito di materiale diverso. Si produceva in tal modo una specie di tessuto misto di seta, che rimase nell’uso durante quasi tutta l’antichità. Infatti il segreto della produzione della seta fu gelosamente custodito dai Cinesi fino a quando, sotto Giustiniano, due monaci riuscirono a contrabbandare in Europa le uova dei bachi da seta. Solo a partire da quel momento poté svilupparsi in Occidente una produzione propria della seta.

Fin dalle epoche più antiche compaiono, nella decorazione dei vasi, elementi che ricorrono poi identici anche sulle stoffe, ad esempio il patrimonio formale del Geometrico, particolarmente indicato per i tessuti bicromi e colorati. A partire dunque da questo periodo bisogna già pensare ad abiti colorati. Compaiono i primi motivi decorativi, che consistono però soltanto in un semplice disegno a rombi.

Nella prima metà del VII sec. a. C. si ha un cambiamento di stile: i vasi e contemporaneamente anche le stoffe presentano più colori. Compaiono motivi nuovi; sugli abiti in particolare animali esotici, esseri favolosi, sfingi e serie di figure, tutti elementi indicati dagli scrittori antichi come tipici dei t. provenienti dai paesi dei “barbari”. L’innovazione si spiega facilmente con la coeva fioritura del commercio fenicio; i nuovi motivi concordano perfettamente con quelli noti dai poemi omerici. Notevole soprattutto il fatto che ora per la prima volta nella decorazione dei t. compare anche la figura umana.

Nella successiva fase stilistica, il periodo dedalico, gli abiti continuano ad essere colorati; lo testimoniano per la prima volta- accanto alle raffigurazioni vascolari- la grande plastica (Dama di Auxerre) e le grandi opere pittoriche.

L’uso di motivi decorativi che ricoprono l’intero abito è indicativo solo fino ad un certo punto sotto il profilo dell’influsso esercitato dalla pittura sull’arte tessile perché gli stessi motivi sono sempre comparsi anche sulle stoffe. Mentre in questo periodo sono sparsi a profusione sugli abiti, nelle epoche successive vanno man mano scomparendo fino a cessare del tutto.

Il grande cambiamento di stile del 530-25, che nella pittura vascolare è riecheggiato dal profondo mutamento segnato dal passaggio alla tecnica a figure rosse, non passa inavvertito neppure nella produzione tessile. Le sontuose vesti dell’età dei Pisistratidi, riccamente decorate ed eseguite in t. chiaramente pesanti scompaiono e vengono sostituite da abiti leggeri, che ricadono in panneggi dalle pieghe sottili, resi ancora più vaporosi nella nuova tecnica pittorica.

Il peplo, che entra ora a far parte dei principali capi di abbigliamento greci, è sempre quasi del tutto privo di elementi ornamentali. L’unico motivo decorativo che vi compare di tanto in tanto consta di sottili fasce lungo i bordi. È indicativo che nel momento stesso in cui il peplo comincia a passare di moda, tornino in voga i t. riccamente decorati e ben presto quelli addirittura sovraccarichi di motivi ornamentali.

Alcuni esempi possono testimoniare la continuità dell’uso di stoffe ricamate nei cento anni immediatamente successivi al 525 a. C.: sia per le coperte delle klìnai che per i cuscini delle sedie, è preferito il motivo a rombi. In ogni caso, nonostante la loro palese scomparsa dai t. di uso comune, questi motivi continuano a comparire sugli abiti festivi e quelli cultuali delle divinità, che sembrano maggiormente legati alla tradizione. E proprio grazie a questi capi di abbigliamento che il ricco patrimonio decorativo dei t. riesce a sopravvivere alla moda degli abiti a tinta unita, per trionfare nuovamente in tutto il suo splendore alla fine del V sec. a. C., sia pure per un breve periodo di tempo:

Verso la fine dei V sec. si riversa sulla Grecia una nuova ondata di influenze delle tessitorie orientali.

Sitografia:

https://ambatii.wordpress.com/2010/10/23/la-tessitura-nel-mondo-antico/

http://www.treccani.it/enciclopedia/tessuti_(Enciclopedia-dell’-Arte-Antica)/

Fonte immagini: https://ambatii.wordpress.com/2010/10/23/la-tessitura-nel-mondo-antico/

Bibliografia

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