Il Pugilatore

Boxer at Rest
Boxer at Rest

La meravigliosa statua bronzea del Pugilatore (o Pugile in riposo o Pugile delle Terme o Pugile del Quirinale), è una scultura greca alta 128 cm, datata alla seconda metà del IV secolo a.C. e attribuita ipoteticamente a Lisippo (Sicione, 390/385 a.C. – dopo il 306 a.C.). Rinvenuta a Roma su un versante delle pendici del Quirinale nel marzo 1885, nell’area forse appartenuta alle Terme di Costantino.
La statua è conservata al Museo nazionale romano. (presente anche nell’articolo QUI)

Il ritrovamento della statua, avvenuto alla profondità di 6 metri, viene così descritto dall’archeologo Rodolfo Lanciani, all’epoca segretario della Commissione Archeologica Comunale:
«Il più importante dato raccolto, mentre ero presente e seguivo la rimozione della terra nella quale il capolavoro giaceva seppellito, è che la statua non era stata gettata là, o seppellita in fretta, ma era stata nascosta e trattata con la massima cura. La figura, trovandosi in posizione seduta, era stata posta su un capitello di pietra dell’ordine dorico, come sopra uno sgabello e il fosso che era stato aperto tra le fondamenta più basse del tempio del Sole, per nascondere la statua era stato riempito con terra setacciata per salvare la superficie del bronzo da ogni possibile offesa. (…) non ho mai provato un’impressione straordinaria simile a quella creata dalla vista di questo magnifico esemplare di un atleta semi-barbaro, uscente lentamente dal terreno come se si svegliasse da un lungo sonno dopo i suoi valorosi combattimenti».

pugilatore

Il soggetto dell’opera è un pugile seduto (la roccia su cui siede è una aggiunta di età moderna) in un momento di riposo dopo un incontro, riposo però caratterizzato dall’improvviso scatto della testa verso destra; le mani sono protette dai cesti (grossi e complessi guantoni introdotti nella pratica pugilistica dal IV secolo a.C.), le quattro dita sono infilate in un pesante anello costituito da tre fasce di cuoio tenute insieme da borchie metalliche.

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Il corpo è muscoloso, il viso, di cui si notano la cura della barba e della pettinatura, è di un uomo maturo e presenta i segni del tempo e dei numerosi incontri passati. Gli inserti in rame, sulla spalla destra, sull’avambraccio, sui guanti e sulla coscia, rappresentano gocce di sangue che colorano le numerose ferite.

Le tumefazioni sulle orecchie (note anche come “orecchie a cavolfiore”), particolare riscontrabili negli atleti dediti alla lotta ancora oggi, rimarcando le innumerevoli lotte passate,che, insieme al volgersi repentino e teso della testa, in contrasto con la spossatezza del corpo, contribuendo all’impatto realistico dell’opera.

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L’opera fu realizzata con la tecnica della fusione a cera persa e con il metodo indiretto. La scultura è un insieme di otto segmenti. Le labbra, le ferite e le cicatrici del volto erano fuse separatamente in una lega più scura o in rame. Separatamente erano fuse anche le dita centrali dei piedi (un aspetto tecnico già riscontrato nei bronzi di Riace) per permettere una più accurata modellazione degli spazi interdigitali. Lo stesso si dica per la calotta cranica che doveva permettere l’inserimento degli occhi policromi dall’interno.

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Esempi di occhi presenti in statue bronzee

Si noti come alcune dita del piede destro e parti delle mani si presentano più lucide a causa del frequente sfregamento di antichi ammiratori. 

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Questo articolo è dedicato alla memoria di LORENZO D’ANGELO

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1989-2018

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