La bambola

Quando si parla di giocattoli, la prima immagine che ci viene in mente è quella della  “bambola”. Siamo soliti pensare che il suo utilizzo sia nato con la Barbie, tuttavia non è così: questo tipo di giocattolo affonda le sue radici nell’antichità.

Già nell’Antico Egitto esistevano le bambole, esse erano fabbricate in terracotta, avorio o stoffa. Anche nel mondo Greco erano diffuse; ne abbiamo testimonianza attraverso  i ritrovamenti archeologici e le citazioni letterarie. Nella maggior parte dei casi erano in terracotta, forgiate da matrici, con arti snodabili collegati al corpo tramite sottili fili di bronzo. Le più preziose potevano essere di oro, avorio e legno.

 

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bambola corinzia in terracotta, h. 12 cm, inizio V secolo a.C., New York

Minuto volto allungato, folta capigliatura, collo taurino, spalle cadenti, seni abbozzati.
Il tronco è realizzato in un pezzo unico, e termina con tre tenoni ai quali si legano le gambe e indossa una corta veste. Gambe in un pezzo unico, ginocchia non snodabili.

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Due bambole greche, dal Pitt Rivers Museum, Oxford, testimoniano l’evoluzione di questo giocattolo. Il collo più snello, l’acconciatura raccolta, spalle aggettanti, il tronco e le gambe fino al ginocchio realizzate in un pezzo unico, snodabili all’altezza del ginocchio.

 

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Bambole in terracotta, IV secolo a.C., Museo archeologico nazionale di Atene

Le bambole venivano usate come doni votivi nel passaggio all’età adulta e sono stati ritrovati anche nelle tombe, quando le fanciulle morivano prematuramente.

Nell’antichità le bambole erano un gioco educativo: questi oggetti assumevano le sembianze di donne adulte, dovevano diventare un esempio per le bambine che le usavano, educandole al ruolo di moglie e madre.
Nella maggior parte dei casi l’aspetto ricalcava quello delle divinità, belle, perfette e assolutamente da venerare. Una volta in procinto di sposarsi, questi oggetti venivano donati alle divinità come offerta votiva per segnare il passaggio dalla fanciullezza all’età adulta. Abbandonare le bambole significava accettare la nuova condizione di donna, di trasformazione e crescita personale, sia fisica che psichica. Di conseguenza era un rituale di passaggio obbligato. Le bambole appartenenti ai membri di ceti sociali elevati, erano arricchite da gioielli, corredo da toeletta, mobili e abiti.

E se la bambina non raggiungeva l’età da marito? Nelle tomba sono state ritrovate alcune bambole ad indicare il passaggio rituale non avvenuto.

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Nonostante non sia direttamente legata alle bambole del mondo greco, merita di essere trattata anche la pupa, rinvenuta durante gli scavi per la costruzione del Tribunale a Roma nel 1889, nel sarcofago di Crepereia Tryphaena, dalla quale prende il nome. La bambola Crepereia Tryphaena, risalente al II sec d. C. è in avorio, anche se il tempo l’ha resa talmente scura da farla sembrare di legno. La fattura della bambola è molto accurata, le mani hanno incise anche le unghie e sulle dita con molta probabilità portava anelli. La bambola, che ha tutti gli arti snodabili, aveva il suo corredo: un piccolo specchio in argento, alcuni pettinini in avorio, tutti in miniatura. Probabilmente aveva anche un corredo di abiti andati perduti.

Approfondimento

 

 

 

Bibliografia

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