L’astragalo

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Numerose sono le testimonianze antiche nell’arte greca, giunte sino a noi, che riguardano il gioco degli astragali: pitture vascolari, sculture, affreschi murali, terrecotte, rilievi, monete, che mostrano fanciulli e fanciulle intenti a sfidarsi. Anche gli scrittori antichi non mancano di riferirne ad iniziare da Omero nell’Iliade, allorché Patroclo uccide, in preda all’ira, un compagno di gioco mentre erano intenti a trastullarsi con gli astragali.

Altrettanto numerosi sono i rinvenimenti di astragali, nei siti archeologici, nei santuari e nei corredi funerari, specialmente in sepolture infantili, ma non mancano in abitazioni ed in edifici pubblici.

Gli astragali grezzi, al naturale, ben presto furono affiancati da quelli imitati artisticamente e prodotti a grandezza naturale nei materiali più diversi quali oro, argento, avorio, bronzo, piombo, marmo, terracotta, in particolar modo quelli che venivano offerti alla divinità, per grazia ricevuta o in adempimento di una promessa.
In misura minore gli archeologi hanno pure trovato esemplari di astragali forati, altri forati e piombati e altri ancora con iscrizioni incise, che si riferiscono quasi sempre a divinità o a eroi.

Questo gioco popolarissimo nel mondo greco, un po’ meno in quello romano, era praticato soprattutto dalle donne e poteva aver luogo dovunque e in ogni circostanza; non vi era convito che non finisse con questo divertimento, praticato quasi come un rito al pari di quello in cui, al termine della fanciullezza o della adolescenza, i ragazzi, che ne ricevevano pure in premio a scuola, offrivano astragali agli dei.

L’aliosso di pecora, montone o capra, materia prima facilmente a portata di mano per il gioco, ha una forma cuboide e presenta quattro facce di forma differente (una piana, una convessa, una concava, una irregolare) alle quali veniva attribuito un valore diverso: 1, 3, 4, 6. Tale valore, forse derivato dal gioco dei dadi, sicuramente molto più tardo, vedeva l’1 opposto al 6 e il 3 opposto al 4.

 

Bibliografia

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