Vi siete mai soffermati a guardare “negli occhi” le statue che trovate nei musei? Museo Virtuale vi permette di scoprire quale magnifico universo si può trovare guardando una statua direttamente negli occhi, un’incrocio di sguardi attraverso i millenni.
Siamo abituati alle statue in marmo bianco e a quelle in bronzo di colore uniforme, tuttavia è una deformazione moderna, nata a partire dal Rinascimento, in quanto le statue nell’antichità erano policrome. Nelle statue antiche a noi pervenute spesso gli occhi sembrano ciechi, mancando l’iride e la pupilla. Questo però è dovuto alla perdita della pasta di vetro colorata che veniva applicata a imitazione dell’occhio umano o in altri casi per lo sbiadimento delle pigmentazioni.
Tra tutti gli interventi di colore fatti sulle statue in bronzo, gli occhi sono l’inserimento più significativo per dare un effetto psicologico di rilievo. La resa degli occhi di statue a figura umana con materiali colorati è attestata già in tempi antichissimi.
Nella maggior parte dei casi l’inserimento degli occhi avveniva forzatamente dall’esterno, senza correre il pericolo che cascassero all’interno, da dove poi non potevano essere recuperati dato che la statua era ormai fusa e chiusa.
Nelle statue di bronzo troviamo impiegati anche altri materiali per i dettagli come i denti e le sopracciglia, a volte realizzati in argento, o gli occhi, in pietra e avorio o le labbra in rame. Vediamo nelle due foto a seguire i volti dei Bronzi di Riace: la fronte corrugata, le ciglia d’argento, l’interno degli occhi realizzato in avorio e pasta vitrea, le labbra di rame socchiuse che lasciano vedere i denti realizzati in argento.
Nell’Auriga di Delfi possiamo vedere le ciglia in rame, gli occhi in avorio e l’iride in pasta vitrea.
Nel Poseidone di Capo Artemisio non sono più presenti gli occhi, si presume che in origine negli occhi ci fossero inserti in avorio, che le sopracciglia fossero rivestite in argento e che le labbra rivestite in rame.
Nel ritratto maschile sottostante possiamo notare l’iride rappresentata da un forellino.
La particolarià della statua del Pugilatore, che non presenta più le inserzioni degli occhi, è la presenta di un ematoma sotto all’occhio destro. Inoltre possiamo notare come le ferite dovute ai combattimenti siano realizzate in rame, così come le labbra.
Straordinari gli occhi dell’Efebo di Antichitera, in pietra bianca, con le iridi rappresentate da un disco di pasta di vetro giallo chiaro; la pupilla è invece andata perduta.
Sotto vediamo il volto di uno dei due corridori, statue di bronzo del I secolo a. C., copia romana di un originale greco del IV secolo a. C., conservate nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli e provenienti dalla Villa dei Papiri di Ercolano. Lanciati verso la vittoria futura durante i giochi panellenici, con gli occhi realizzati in avorio per i globi oculari e in pietra grigia e nera per iridi e pupille.